"…la dottrina è infallibile, è a causa del fatto che essa è un’espressione della verità, la quale, in se stessa, è assolutamente indipendente dagli individui che la ricevono e che la comprendono. La garanzia della dottrina risiede in definitiva nel suo carattere «non-umano»". René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione, cap. "Sull’infallibilità tradizionale"

mercoledì 14 maggio 2014

Shankarâchârya, Atmabodha - La conoscenza del Sé

Shankarâchârya
Atmabodha
La conoscenza de Sé

Alla prima traduzione seguono:
a) Brani dell’Atmabodha tradotti da René Guénon ne L’Uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta 
b) Due traduzioni: di Roy Eugene Davis e del sito Sanscrito.it
c) Traslitterazione del testo in devanagari
d) Manoscritto del testo in devanagari
  
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1. Questi versi sono scritti a beneficio di chi è stato purificato dalla pratica di una disciplina - di chi ha acquietato la propria mente, liberandola da ogni desiderio che non sia quello di raggiungere la Liberazione.

2. Come il fuoco è la causa diretta della cottura, così la conoscenza, e solo essa, è la causa diretta della Liberazione. Senza la conoscenza non si può raggiungere la Liberazione.

3. La celebrazione di riti e il compimento di buone azioni non possono distruggere l'ignoranza, poiché non sono i suoi opposti. Solo la conoscenza distrugge l'ignoranza, come la luce distrugge le tenebre.

4. È solo a causa dell'ignoranza, che il Sé sembra essere limitato. Quando l'ignoranza è distrutta, la natura illimitata del Sé diviene manifesta; come il sole quando non è più oscurato dalle nuvole.

5. Attraverso una pratica ripetuta, la conoscenza purifica l'io individuale dall'ignoranza e rende manifesta la sua vera natura. Allora anche la conoscenza scopare, come la polvere di kataka dopo che ha purificato l'acqua.

6. Il mondo, pieno di attaccamenti, avversioni e così via, è simile a un sogno. A chi dorme esso sembra reale, ma chi è sveglio ne riconosce l'irrealtà.

7. Come la madreperla sembra argento, così il mondo sembra reale, finché non si conosce l'unico Brahman che è il fondamento di ogni cosa.

8. Il Signore supremo è la sostanza unica dalla quale il mondo è creato, conservato e dissolto, come una bolla di schiuma dall'acqua.

9. Come tutti i gioielli sono fatti d'oro, così ogni cosa al mondo è fatta dell'eterno, onnipervadente Sé, la cui natura è Esistenza e Coscienza.

10. Come lo spazio sembra diverso a causa dei diversi oggetti che lo occupano, così l'onnipervadente Signore - che è un'unica, infinita luce - sembra diverso a causa delle diverse forme in cui si riflette.

11. Proprio a causa della diversità di queste forme, alla percezione del Sé si sovrappone quella della stirpe, della casta e dello stadio di sviluppo; come alla percezione dell'acqua si sovrappone quella del sapore e del colore.

12. Composto da combinazioni dei cinque elementi e condizionato dalle azioni passate, il corpo grossolano è la base dell'esperienza del piacere e del dolore.

13. Composto dai cinque tipi di energia vitale, dalle facoltà di azione e di percezione, dalla mente, dall'intelletto e dai cinque elementi non combinati, il corpo sottile è il mezzo attraverso il quale si realizza l'esperienza.

14. Il corpo causale è composto di ignoranza, priva di inizio e indescrivibile. Il Sé non è alcuno di questi tre corpi limitati.

15. Poiché si manifesta attraverso cinque involucri, il puro Sé sembra essere come loro; come un cristallo sembra essere blu, quando poggia su un oggetto blu.

16. Come un chicco di riso, attraverso la battitura, viene separato dal suo rivestimento, così il puro Sé, attraverso il discernimento, viene distinto dagli involucri che lo ricoprono.

17. Sebbene sia onnipotente, il Sé non si rivela in tutti i luoghi. Come un'immagine si riflette solo su uno specchio pulito, così il Sé si rivela solo in un intelletto purificato.

18. Esso è conosciuto come l'eterno, distaccato testimone delle attività del corpo, dei sensi, della mente, dell'intelletto e della Natura; come un re che osserva le attività svolte dai sudditi.

19. Come la luna sembra muoversi quando le nuvole si muovono nel cielo, così a chi è privo di discernimento sembra che il Sé agisca, mentre in realtà sono i sensi ad agire.

20. Come le attività degli uomini hanno il proprio fondamento nella luce del sole, così le attività del corpo, dei sensi, della mente e dell'intelletto hanno il proprio fondamento nella coscienza del Sé.

21. Come la percezione del colore azzurro si sovrappone a quella del cielo, così in chi è privo di discernimento la percezione delle attività del corpo e dei sensi si sovrappone a quella del puro Sé, la cui natura è Esistenza e Coscienza.

22. Come la luna sembra muoversi quando si muove l'acqua in cui si riflette, così, a causa dell'ignoranza, il puro Sé sembra agire, poiché alla sua percezione si sovrappone quella delle attività della mente.

23. Attaccamento, desiderio, piacere, dolore e così via si manifestano a causa dell'attività dell'intelletto. Quando questa attività cessa nel sonno profondo, cessa anche la loro manifestazione; essi dunque appartengono all'intelletto, e non al Sé.

24. Come la luminosità è la natura del sole, la freschezza quella dell'acqua, e il calore quella del fuoco, così la natura dell'eterno, puro Sé  Esistenza, Coscienza e Beatitudine.

25. L'Esistenza e la Coscienza sono proprie del Sé; l'attività è propria dell'intelletto. Dall'unione di queste, causata dalla mancanza di discernimento, nasce l'idea "io conosco".

26. Nel Sé non vi è attività, e nell'intelletto non vi è conoscenza. Poiché la sua conoscenza non è pura, l'io individuale cade in errore e crede di essere lui a percepire e conoscere.

27. Chi confonde il Sé con l'io individuale cade in preda alla paura, come chi confonde una corda con un serpente. Chi invece comprende "io non sono un io individuale, ma il Sé supremo", è libero da ogni paura.

28. Come la lampada illumina gli oggetti, così il Sé illumina l'intelletto, i sensi e così via; questi sono inerti, e non possono illuminare il Sé.

29. Come una lampada non ha bisogno di un'altra lampada per illuminare se stessa, così il Sé, la cui natura è Conoscenza, non ha bisogno di altri mezzi per conoscere se stesso.

30. Chi segue il Grande Insegnamento rifiuta ogni percezione sovrapposta, affermando "non sono questo, non sono questo"; in tal modo egli giunge a conoscere la propria identità con il Sé supremo.

31. Tutto ciò che è oggetto di percezione - come il corpo, e così via - nasce dall'ignoranza ed è effimero come una bolla di schiuma. Si dovrebbe dunque comprendere di non essere tutto questo, e così raggiungere la conoscenza "io sono il puro Brahman".

32. "Poiché non sono il corpo, per me non vi è nascita, né vecchiaia, né malattia, né morte. Poiché non ho organi di percezione, per me non vi è contatto con i suoni e gli altri oggetti dei sensi".

33. "Poiché non sono la mente, in me non vi è sofferenza, né attaccamento, né avversione, né paura. Non ho energia vitale, non ho mente, sono puro". Questo affermano le scritture.

34. "Privo di attributi, libero da ogni attività, eterno, indifferenziato, immacolato, immutabile, privo di forma, sono sempre libero, puro".

35. "Come lo spazio, senza muovermi pervado ogni cosa, all'interno e all'esterno, sempre identico, puro, senza legami, senza imperfezioni".

36. "Invero io sono il Brahman supremo, eterno, puro, libero; sono la perfetta Beatitudine, l'Uno infinito, la Verità, la Conoscenza".

37. Come la medicina distrugge la malattia, così la continua meditazione su "io sono Brahman" distrugge l'ignoranza e le dispersioni da essa causate.

38. Seduto in un luogo appartato, distaccato, con i sensi sotto controllo, medita senza altri pensieri sull'unico, infinito Sé.

39. Quando nel tuo intelletto purificato tutto ciò che è oggetto di percezione si fonde nell'unico Sé, medita senza altri pensieri su questo Sé puro come lo spazio.

40. Chi abbandona forme, colori e così via, raggiunge la meta suprema e diviene una perfetta manifestazione della propria natura essenziale, che è infinita Coscienza e Beatitudine.

41. In quest'unica Coscienza e Beatitudine non vi è distinzione fra il conoscitore, la conoscenza e il suo oggetto; è il Sé, invero, che illumina se stesso.

42. Come lo sfregamento di due bastoncini accende un fuoco che brucia tutto il combustibile, così la continua meditazione sul Sé accende il fuoco della conoscenza, che brucia ogni forma di ignoranza.

43. Come il sole appare quando l'aurora ha distrutto l'oscurità della notte, così il Sé diviene manifesto quando la conoscenza ha in tal modo distrutto l'ignoranza.

44. Il Sé invero è sempre presente; è solo a causa dell'ignoranza, che esso non è percepito. Quando l'ignoranza è distrutta, il Sé diviene manifesto; come quando si scopre di avere indosso un gioiello a lungo cercato.

45. Come nel buio un palo sembra un uomo, così a chi è in preda all'illusione il Brahman sembra essere l'io individuale. Quando si conosce la vera natura dell'io individuale, questa illusione svanisce.

46. Come la luce distrugge il disorientamento causato dal buio, così la conoscenza che deriva dall'esperienza della realtà distrugge l'illusione dell'"io" e del "mio".

47. Lo yogi che ha raggiunto la perfetta conoscenza vede tutto il mondo nel proprio Sé, e ogni cosa come nient'altro che questo Sé.

48. Tutto il mondo invero è il Sé, e non esiste altro che il Sé; come tutti i vasi non sono altro che argilla, così tutto ciò che egli vede non è altro che il suo Sé.

49. Poiché si diviene ciò a cui si pensa, per raggiungere la Liberazione il saggio deve abbandonare la percezione delle diverse qualità e meditare sulla propria natura, che è Esistenza, Coscienza e Beatitudine.

50. Attraversato l'oceano dell'illusione, uccisi i dèmoni del desiderio e dell'avversione, lo yogi si fonde nella Pace e risplende della gioia del Sé.

51. Abbandonata ogni effimera felicità esteriore, egli dimora nella felicità interiore del Sé, che risplende stabile come la fiamma di una lampada posta in un vaso.

52. Come lo spazio non è modificato dagli oggetti che contiene, così il saggio non è modificato dalla percezione delle diverse qualità. Poiché conosce ogni cosa, egli sembra non conoscere nulla; come il vento, si muove perfettamente distaccato.

53. Abbandonando la percezione delle qualità, il saggio si fonde nell'onnipervadente Essere incondizionato; come l'acqua nell'acqua, l'aria nell'aria, la luce nella luce.

54. Raggiunto il Brahman, non vi è meta più grande da raggiungere; goduto il Brahman, non vi è felicità più grande da godere; conosciuto il Brahman, non vi è conoscenza più grande da ottenere. Questo dovresti comprendere.

55. Per chi vede il Brahman non vi è altro da vedere; per chi conosce il Brahman non vi è altro da conoscere; per chi diviene il Brahman non vi è ritorno in esistenze inferiori. Questo dovresti comprendere.

56. Unico, eterno, infinito, il Brahman è la non-duale, perfetta Esistenza, Coscienza e Beatitudine che pervade ogni cosa in alto, in basso e nel mezzo. Questo dovresti comprendere.

57. Il Brahman, come insegna il Vedanta, è l'unica, assoluta Beatitudine al di là dei processi mentali dualistici. Questo dovresti comprendere.

58. Poiché sono manifestazioni parziali della Beatitudine assoluta, gli dèi godono solo una felicità limitata, più  o meno grande a seconda del loro grado.

59. Ogni essere è unito al Brahman, ogni azione è fondata sul Brahman; il Brahman è dunque presente in ogni cosa, come il burro è presente in tutto il latte.

60. Né sottile né grossolano, né alto né basso, il Brahman non nasce e non deperisce; esso non ha forma, né colore, né nome, né attributi. Questo dovresti comprendere.

61. È il Brahman che illumina il sole, la luna e le stelle, e non viceversa; dunque ogni cosa è illuminata dal Brahman. Questo dovresti comprendere.

62. Il Brahman splende di luce propria ed illumina ogni cosa, pervadendo l'interno e l'esterno, come il fuoco con il ferro incandescente.

63. Il Brahman è distinto dall'universo, eppure nulla esiste all'infuori di esso. Ciò che sembra esistere al di fuori del Brahman è invero irreale, come un miraggio nel deserto.

64. Tutto ciò che è visto o udito non è altro che il Brahman. Chi conosce la verità, sa che il Brahman è non-duale, assoluta Esistenza, Coscienza e Beatitudine.

65. Solo l'occhio della saggezza può vedere l'onnipresente Sé, che è Esistenza e Coscienza; l'occhio dell'ignoranza non può vederlo, come l'occhio di un cieco non può vedere il sole.

66. Ascoltando la verità, riflettendo e meditando su di essa, si accende il fuoco della conoscenza; questo fuoco libera l'io individuale da ogni impurità e lo fa splendere come l'oro liberato dalle scorie.

67. Quando il sole della conoscenza sorge nel cuore e distrugge ogni oscurità, il Sé che tutto pervade, che tutto sostiene, risplende ed illumina ogni cosa.

68. Colui che abbandona ogni attività, e libero da limitazioni di luogo, di tempo e così via, nel santuario del proprio sé rende omaggio all'onnipervadente Sé che è al di là dei dualismi, eternamente felice, puro, questi invero diviene onnisciente, diviene onnipresente, diviene immortale.

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Brani dell’Atmabodha tradotti da Guénon ne L’Uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta 

«Non vi è altro mezzo per ottenere la Liberazione completa e finale che la Conoscenza; solo questa infatti scioglie i vincoli delle passioni (e di tutte le altre contingenze a cui è sottomesso l’essere individuale); senza la Conoscenza, la Beatitudine (Ânanda) non può essere ottenuta. L’azione (karma, comunque si voglia intendere questa parola, nel suo senso generale o riferita specialmente al compimento dei riti), non essendo opposta all’ignoranza (avidyâ)[1], non può allontanarla; ma la Conoscenza dissipa l’ignoranza come la luce le tenebre. Allorché l’ignoranza che nasce dalle affezioni terrene (e da altri vincoli analoghi) è allontanata (e quando con essa è scomparsa ogni illusione), il “Sé” (Âtmâ), per il suo splendore, brilla lontano (attraverso tutti i gradi dell’esistenza) in uno stato indiviso (penetrando tutto e illuminando la totalità dell’essere), come il sole diffonde la sua luce quando la nuvola è dispersa».

«Lo Yogî, dopo aver attraversato il mare delle passioni[2], è unito alla Tranquillità[3] epossiede nella sua pienezza il “Sé” (Âtmâ incondizionato, al quale è identificato). Avendo rinunciato ai piaceri che nascono dagli oggetti esteriori perituri (e che in se stessi non sono altro che modificazioni esteriori e accidentali dell’essere), e godendo della Beatitudine (Ânanda, che è il solo oggetto permanente e imperituro, per nulla differente dal “Sé”), egli è calmo e sereno come la fiaccola sotto uno spegnitoio[4], nella pienezza della propria essenza (non più distinta dal Brahma Supremo). Durante la permanenza (apparente) nel corpo, egli non è affetto dalle proprietà di quest’ultimo, come il firmamento non è affetto da ciò che in esso volteggia (poiché egli, in realtà, contiene in sé tutti gli stati, senza essere da essi contenuto); conoscendo ogni cosa (e appunto perciò essendo ogni cosa, non “distintivamente”, ma come totalità assoluta), egli rimane immutabile, “non toccato” dalle contingenze».


«l’uomo, immaginandosi dapprima di essere l’“anima vivente” individuale (jîvâtmâ), è spaventato (credendo che vi sia un qualche essere altro da lui), come una persona che scambi erroneamente[5] un pezzo di corda per un serpente; ma la sua paura è scacciata dalla certezza che, in realtà, egli non è l’“anima vivente”, ma Âtmâ stesso (nella Sua universalità incondizionata)».




[1] Certuni vorrebbero tradurre avidyâ o ajnâna con «nescienza» anziché con «ignoranza»; confessiamo di non comprendere chiaramente la ragione di questa sottigliezza. 
[2] È il dominio delle «Acque inferiori» o delle possibilità formali; le passioni sono qui usate per designare tutte le modificazioni contingenti che costituiscono la «corrente delle forme». 
[3] È la «Grande Pace» (Es-Sakînah) dell’esoterismo islamico, o la Pax Profunda della tradizione rosacrociana; la parola Shekinah, in ebraico, indica la «presenza reale» della Divinità, o la «Luce della gloria» nella quale e per la quale, secondo la teologia cristiana, si opera la «visione beatifica» (cfr. la «gloria di Dio» nel testo già citato dell’Apocalisse, 21, 23). Ecco ancora un testo taoista che si riferisce allo stesso argomento: «La pace nel vuoto è uno stato indefinibile. È possibile stabilirsi in essa. Non la si prende né la si dà. Un tempo si mirava ad essa. Ora si preferisce esercitare la bontà e l’equità, che non danno lo stesso risultato» (Lie-Tseu, cap. I; trad. di Padre Wieger, p. 77). Il «vuoto» di cui si parla è il «quarto stato» della Mândûkya Upanishad, che infatti è indefinibile, poiché assolutamente incondizionato, e di cui non si può parlare che in forma negativa. Le parole «un tempo» e «ora» si riferiscono ai differenti periodi del ciclo dell’umanità sulla Terra: le condizioni dell’epoca attuale (che corrisponde al Kali-Yuga) sono tali che in grande maggioranza gli uomini si vincolano all’azione e al sentimento, che non possono condurli di là dai limiti della loro individualità, e meno ancora allo stato supremo e incondizionato. 
[4] Da ciò è facile comprendere il vero senso della parola Nirvâna, di cui gli orientalisti hanno dato tante interpretazioni; questa parola, lungi dall’essere peculiare del Buddhismo come talvolta si crede, significa letteralmente «estinzione del soffio o dell’agitazione», dunque stato di un essere che non è più sottomesso ad alcun cambiamento né ad alcuna modificazione, definitivamente liberato dalla forma, come pure da tutti gli altri accidenti o vincoli dell’esistenza manifestata. Nirvâna è la condizione sopra-individuale (quella di Prâjna), e Parinirvâna è lo stato incondizionato; si usano anche, nello stesso senso, le parole Nirvritti, «estinzione del cambiamento o dell’azione», e Parinirvritti. Nell’esoterismo islamico, le parole corrispondenti sono fanâ, «estinzione», e fanâ el-fanâ, letteralmente: «estinzione dell’estinzione». 
[5] Un errore di questo genere è chiamato vivarta: si tratta propriamente di una modificazione che non altera affatto l’essenza dell’essere al quale è attribuita, e che dunque interessa soltanto colui che per effetto di un’illusione la riferisce ad esso.

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A titolo di documentazione riportiamo anche altre due traduzioni a cura di Roy Eugene Davis e del sito Sanscrito.it
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Atmabodha - La Conoscenza del Sé (Davis)
1) Sto componendo «la conoscenza del Sé» per chi è stato purificato dalla pratica delle austerità, ha il cuore in pace, è libero da brame e desidera ardentemente la liberazione.
2) Come il fuoco è la causa diretta della cottura del cibo, così la conoscenza e nessun tipo di azione è la causa diretta della liberazione della coscienza, la quale non è ottenibile senza conoscenza.
3) Le azioni non possono rimuovere l’ignoranza. Solo la conoscenza rimuove l’ignoranza, nello stesso modo in cui la luce disperde l’oscurità.
4) E’ solo a causa dell’ignoranza che il Sé appare finito. Quando l’ignoranza è allontanata, il Sé - che non ammette molteplicità - rivela se stesso come lo fa il sole, quando si disperdono le nuvole.
5) Grazie alla pratica ripetuta, la conoscenza purifica mente e coscienza dell’anima incarnata, dopodiché scompare nello stesso modo in cui un agente purificante scompare dopo aver purificato l’acqua.
6) Il mondo, pieno di attaccamenti e repulsioni, insieme a tutto il resto (la varietà di stati mentali ed emotivi possibili, comuni alla condizione umana ordinaria) è come un sogno che appare reale fintanto che si è ignoranti e si vede come irreale quando si è svegli.
7) Il mondo appare reale fino a quando non si conosce l’unica Realtà suprema, la base di ogni cosa. E’ come l’illusione (l’apparenza) dell’argento nel guscio di un’ostrica.
8) Le varie forme esistono nell’immaginazione del percettore. Il substrato è la Realtà eterna che tutto pervade e che è pura esistenza e intelligenza. Nomi e forme sono come monili e bracciali. La Realtà eterna e come l’oro.
9) Lo spazio che tutto pervade sembra diverso a causa delle sue associazioni con le condizioni limitanti e si percepisce come Uno quando queste condizioni limitanti sono assenti. Nello stesso modo, la realtà onnipresente sembra diversa a causa delle sue associazioni con le varie condizioni limitanti e si percepisce come Uno, quando le stesse sono assenti.
10) A causa dell’identificazione con le condizioni limitanti, idee come status sociale, colore e ruolo nella vita sono prese per caratteristiche del Sé, nello stesso modo in cui sapori e colori sono mescolati con l’acqua.
11) Il corpo attraverso il quale il Sé sperimenta piacere e dolore è determinato dalle azioni passate ed è formato dai cinque grandi elementi sottili che diventano grossolani quando la metà di ogni elemento sottile si unisce con un ottavo degli altri quattro.
12) Il corpo sottile, lo strumento di esperienza dell’anima, consiste di cinque (aspetti del) prana, dieci organi (parti differenziate di un organismo adattate per svolgere funzioni specifiche), la mente e la facoltà dell’intelletto, formati da elementi rudimentali (non ancora completamente sviluppati), prima della loro combinazione e suddivisione.
13) L’ignoranza, indescrivibile e senza inizio, è la causa principale delle restrizioni sovrapposte al Sé. Sappi che il Sé è diverso dai tre corpi.
14) Identificandosi con le cinque guaine, il Sé sembra essere come loro nello stesso modo in cui un cristallo trasparente sembra blu o rosso, quando viene messo sopra un vestito dello stesso colore.
15) Si dovrebbe separare, attraverso la discriminazione, il puro Sé dalle guaine che lo coprono, nello stesso modo in cui si separa, con un pestello, la parte interna del chicco di riso dal suo guscio.
16) Benché pervada ogni cosa, il Sé non risplende in tutto. E’ visibile solo nella facoltà dell’intelletto, come il riflesso in acqua limpida o in uno specchio lucido.
17) Realizza che il Sé è distinto da corpo, organi dei sensi, mente, intelletto e dalla miriade di aspetti della natura come se fosse il testimone delle loro funzioni, nello stesso modo in cui un Re vede il suo regno.
18) Come la luna sembra muoversi, quando sono le nuvole a farlo nel cielo, chi non discrimina pensa che il Sé sia attivo, quando sono solo i sensi ad esserlo.
19) Corpo, mente, sensi e intelletto sono impegnati nelle rispettive funzioni a causa della coscienza che è intrinseca nel Sé, nello stesso modo in cui le persone sono in grado di compiere lavori con la luce che è intrinseca nel sole.
20) Le persone non sagge sovrappongono le caratteristiche di corpo e sensi al Sé immacolato - coscienza ed esistenza - a causa della mancanza di discriminazione, nello stesso modo in cui le stesse potrebbero attribuire al cielo il colore azzurro.
21) Come il movimento dell’acqua si può attribuire alla luce della luna che si riflette in essa, così la propria identità personale errata, gli attaccamenti alle sensazioni piacevoli e altre limitazioni sono falsamente attribuiti al Sé.
22) Attaccamento, desiderio, piacere, dolore e altre condizioni limitanti si percepiscono come esistenti fino a quando l’intelletto e la mente funzionano. Non si percepiscono nel sonno profondo. Sono associati alla mente e non al Sé.
23) La natura del Sé è purezza e beatitudine, come la luminosità è la natura del sole, la freschezza quella dell’acqua e il calore quella del fuoco.
24) Nozioni come “io so” sono prodotte dall’identificazione, dovuta alla mancanza di discriminazione, con le modificazioni della mente e con l’aspetto di esistenza e coscienza del Sé.
25) Il Sé non cambia mai e l’intelletto non è mai dotato di coscienza. Una persona ordinaria può credere che il Sé sia identico all’intelletto e può avere delle illusioni come quella di ritenere di essere l’osservatore e il conoscitore.
26) Il Sé, vedendosi come anima, è sopraffatto dalla paura come una persona che (erroneamente) scambia una corda per un serpente. Il Sé riguadagna la sua mancanza di paura realizzando di non essere un’anima illusa; è pura coscienza.
27) Mente, organi dei sensi e altri componenti del corpo sono illuminati solo dal Sé, come un oggetto viene illuminato da una lampada. Le cose materiali non possono illuminarsi spontaneamente.
28) Come una lampada accesa non ha bisogno di un’altra lampada per manifestare la sua luce, così la Realtà suprema, essendo coscienza, non ha bisogno di un altro strumento di coscienza per illuminarsi.
29) Negando tutte le influenze limitanti con l’aiuto dell’affermazione scritturale, “l’unica Realtà non è questo e non è quello”, realizza l’unità del Sé con l’unica Realtà attraverso la contemplazione meditativa, basandoti sui detti dei grandi saggi, dettati dalla conoscenza.
30) Il corpo, prodotto dall’ignoranza e dalla natura degli oggetti, perisce (per sua natura). Realizza attraverso la discriminazione che sei il puro Sé, completamente diverso da tutto ciò.
31) Sono libero dai cambiamenti come nascita, cattiva salute, senilità e morte. Sono diverso dal corpo. Non sono attaccato agli oggetti dei sensi come il suono e il sapore.
32) Sono libero da dolore, attaccamenti, malizia e paura perché sono diverso dalla mente. L’unica Realtà è senza respiro e mente, pura, la più elevata, eterna.
33) Da essa (l’unica Realtà) si producono prana, organi dei sensi, etere, aria, fuoco, acqua e terra.
34) Sono senza attributi e azioni, eterno, puro, senza la macchia del desiderio, immutabile, senza forma e sempre libero.
35) Riempio ogni cosa come l’etere. Immutabile, lo stesso in tutti, sono puro e distaccato.
36) Sono quella Realtà eterna, libera, Una, indivisibile. La natura di beatitudine, verità, conoscenza e infinito.
37) L’impressione di “io sono quell’unica Realtà” che culmina dalla riflessione ininterrotta disperde l’ignoranza e le sue distrazioni come un rasayana (medicina rivitalizzante) distrugge la malattia.
38) Sedendo in un posto solitario, liberando la mente dai desideri e controllando i sensi, medita incrollabilmente sulla Realtà infinita che è l’unica cosa reale.39) La persona saggia dovrebbe vedere intelligentemente l’intero mondo oggettivo come un’unica Realtà e pensare costantemente ad essa come se fosse il cielo immacolato.
40) Chi ha realizzato l’obiettivo supremo mette da parte tutti gli oggetti come nomi e forme e vive quale incarnazione della coscienza beata e infinita.
41) La Realtà suprema è pura esistenza-essere. Risplende in se stessa e non ha distinzioni come conoscitore, conoscenza e oggetto della conoscenza.
42) Attraverso la meditazione costante corretta, si alimenta la fiamma della conoscenza del Sé che rimuove completamente l’ignoranza.
43) Come si vede il sole brillante quando l’oscurità recede all’alba, così si rivela la pura coscienza quando l’ignoranza è allontanata dalla conoscenza.
44) Benché il Sé sia sempre una realtà presente, non lo si conosce a causa dell’ignoranza. Quando si rimuove l’ignoranza, si realizza il Sé. E’ come una persona con un ornamento intorno al collo (che cerca altrove per trovarlo).
45) L’unica Realtà appare come anima perché non si conosce la propria vera natura. Questo senso illusorio di identità personale scompare quando si realizza la vera natura dell’anima.
46) La conoscenza che emerge con la realizzazione della vera natura della Realtà allontana immediatamente le idee errate che nascono quando si è egocentrici, nello stesso modo in cui la luce del sole permette di muoversi liberamente durante un viaggio.
47) Lo yogi perfettamente illuminato vede l’universo nel Sé con l’occhio della conoscenza e considera ogni cosa come il Sé e niente altro.
48) Poiché un universo si emana dal piano radiante dell’unica Realtà, nulla esiste al di fuori di essa. Come le giare e le pentole di terracotta sono appunto terracotta, chi è illuminato percepisce ogni cosa come l’unica Realtà.
49) Un’anima libera con la conoscenza del Sé, eliminando tutte le limitazioni, realizza l’esistenza pura, cosciente e beata.
50) Un’anima libera, avendo attraversato l’oceano dell’illusione, priva di attaccamenti e repulsioni dimora in pace nella beatitudine della realizzazione permanente del Sé.
51) Rinunciando alla felicità illusoria esteriore, l’anima libera, soddisfatta dalla beatitudine del Sé, risplende interiormente.
52) Benché sia associato con varie influenze limitanti, chi ha la conoscenza del Sé fermamente stabilizzata non è macchiato dalle loro caratteristiche, è equilibrato e si muove senza attaccamenti come il vento.
53) Quando tutte le limitazioni sono dissolte o trascese, si è completamente assorbiti nella Realtà che pervade ogni cosa come l’acqua nell’acqua, lo spazio nello spazio e la luce nella luce.
54) Sappi che la realizzazione completa dell’unica Realtà è ciò che non lascia più nulla da realizzare. E’ la beatitudine che non lascia altra beatitudine da desiderare e la conoscenza che non lascia nulla di più da conoscere.
55) Sappi che quella è l’unica Realtà che, quando la vedi, non lascia altro da vedere. Dopo averla realizzata, non si nasce più nel mondo del divenire.
56) Sappi che quella è la Realtà Suprema che è pura esistenza-conoscenza-beatitudine, una ed infinita, eterna, che riempie tutto lo spazio.
57) Sappi che quella è la Realtà suprema indivisibile. Essa è il substrato immutabile che rimane quando sono stati negati tutto ciò che si osserva o gli oggetti percepiti dai sensi.
58) Gli Dei sperimentano solo una porzione minuta della beatitudine infinita della Realizzazione del Sé e godono in proporzione la loro parte di quella porzione minuta.
59) Ogni cosa è pervasa dalla Realtà suprema. Tutte le azioni sono possibili a causa sua.
60) Realizza che quella è la Realtà suprema che non è né sottile, né grossolana. Non è né corta,  né lunga, senza nascita o cambiamento, senza forma o caratteristiche.
61) Realizza che quella è la Realtà suprema attraverso la cui luce si illuminano sfere come il sole e la luna, ma che non può essere illuminata dalla loro luce e attraverso la quale ogni cosa si illumina.
62) La Realtà suprema pervade interiormente ed esteriormente l’intero universo e risplende in se stessa, come il fuoco che permea una palla di ferro incandescente dentro e fuori e brilla di se stesso.
63) Esiste solo quella Realtà suprema. Se si afferma che esista qualcos’altro, è a causa dell’errata percezione dello stesso.
64) Tutto ciò che si vede o sente è Realtà suprema. Avendo realizzato quella Realtà, si vede l’universo come esistenza-conoscenza-beatitudine.
65) Benché quella Realtà sia ovunque, è possibile percepirla solo attraverso l’occhio della saggezza. Chi ha le percezioni oscurate non vede il Sé radiante, come una persona non vedente non vede il sole risplendente.
66) Il Sé, libero dalle impurità rimosse dall’ascolto della verità e dalla realizzazione, brilla come oro lucidato.
67) Quella Realtà che è il sole della conoscenza sorge nel firmamento della propria essenza dell’Essere e allontana l’oscurità. Permea ogni cosa e illumina tutto e se stessa.
68) Rinunciare alle azioni significa mettere da parte tutti gli sforzi egocentrici, abbandonarsi al bisogno innato di realizzare il Sé e meditare nell’unica Realtà onnipresente, fino a quando attenzione e consapevolezza non sono completamente assorte in essa. Questa è la via diretta per realizzare la verità che libera la coscienza in modo permanente. 

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Atmabodha (sanscrito.it)

1. Ecco il prezioso testo «La comprensione del Sé», rivolto a coloro che hanno alleggerito il fardello dei peccati con pratiche ascetiche, che sono pacificati, amanti di ciò che è nascosto e desiderosi di liberarsi.
2. Infatti la comprensione, rispetto alle altre vie di realizzazione, è l’unica via che conferisca realmente la liberazione: come il fuoco per la cottura, senza conoscenza non si consegue la liberazione.
3. Eliminando le avversità, uno può far cessare l’azione, non l’ignoranza (avidya): l’ignoranza la distrugge solo la conoscenza (vidya), come la luce l’oscurità.
4.  L’atman è come avvolto dall’Ignoranza, ma quando essa viene distrutta, unico, spontaneamente esso risplende, come il sole quando se ne vanno le nuvole.
5. Dopo aver reso la vita, che è torbida a causa dell’ignoranza, limpida con la pratica della conoscenza, uno deve  volontariamente distruggere la conoscenza, come avviene con la polvere della Noce che purifica l’acqua (una noce, la Strycnos Potatorum, che attrae le particole di sporcizia presenti nell’acqua e poi si deposita sul fondo, e che quindi va poi scartata)
6. Il mondo in cui siamo immersi è certamente simile ad uno di quei sogni pieni di amore, odio e altre passioni: quando lo stiamo sognando risulta vero, ma quando sopraggiunge il risveglio deve essere considerato falso.
7. Il mondo appare vero, come la madreperla sembra fatta d’argento, solo fintanto che non si sia conosciuto il Brahman, che è il sostegno di ogni cosa.
8. E’ nel Sommo Signore che i mondi attraversano le condizioni di creazione, mantenimento e distruzione, di lui sono fatti e in lui sono contenuti, come le bolle nell’acqua.
9. Tutti i diversi elementi sono forgiati nell’eterno Vishnu, a sua volta cucito sull’atman che è realtà e coscienza, come tutti i monili e i braccialetti sono forgiati nell’oro.
10. Come è lo spazio così è la mente, luogo di svariate sovrapposizioni (upadhi) e onnipervadente: è a causa della varietà delle proiezioni che pare variare ma quando esse cessano è unica e isolata.
11. E’ a causa delle sovrapposizioni mentali che sono proiettati sull’atman le nozioni di nascita, di età biologica e di funzione sociale, come quando l’acqua è alterata, di essa si immaginano le nozioni di sapore, colore ecc.
12. Il corpo fisico, costituito dai cinque elementi fisici primari e determinato dal karman, è detto essere il luogo della fruizione dei piaceri e dei dolori.
13. Accompagnato dai cinque principi vitali, dalla facoltà intellettiva, dalla mente e dalle facoltà d’azione, il corpo sottile, che non è fatto dai cinque elementi fisici primari, è la causa della fruizione.
14. La sovrapposizione che è causa di tutto è detta essere l’eterna e indescrivile ignoranza. A causa di queste tre sovrastrutture (il corpo fisico, il corpo sottile e l’ignoranza) uno riesce a concepire l’atman come altro da quel che è.
15. Per mezzo dell’unione con i cinque invoclucri (kosha, koza), l’atman puro sembra risiedere all’interno delle varie sostanze, come avviene ad un cristallo trasparente che abbia dietro sé un tessuto blu o di altri colori.
16. Unito con gli involucri che sono il corpo, la pelle ecc. uno può trovare l’atman puro che sta all’interno grazie alla rimozione energica di ciò con cui esso è unito, come si fa con il riso.) (A mio avviso è un verso spurio!)
17. Benchè sia sempre presente ovunque, l’atman non si manifesta dappertutto ma appare solo all’intuizione intellettiva (buddhi), come il riflesso del sole appare solo nelle cose più lucide.
18. Uno può conoscere l’atman come ciò che è altro da materia (prakrti), intuizione intellettiva, mente e facoltà d’azione, come l’osservatore delle loro diverse attività, sempre simile a un re.
19. Quando in realtà sono impegnate le varie facoltà, a chi non possiede discernimento sembra che sia l’atman ad essere ipegnato, come quando in realtà si muovono le nuvole sembra che sia la luna a muoversi.
20.  Affidandosi alla sensazione, come ci si affida al sole, e basando la propria comprensione della realtà sulla mente e sulle facoltà corporee, la gente comune è tutta presa dal compiere i propri affari.
21. Mancandogli la/Con assenza di cognizione, attribuiscono le azioni,  di pertinenza esclusiva delle facoltà corporee, all’atman che è realtà e coscienza, libero da contaminazioni, come si attribuiscono al cielo l’essere blu e altre proprietà.
22. E per effetto della cecità mentale innescata dall’ignoranza originaria, vengono proiettate, sull’atman, le proprietà di essere agente, ecc., come sulla luna riflessa nell’acqua, il tremolare ecc., a causa dell’acqua.
23. Quando la facoltà intellettiva (buddhi) è attiva, si avvicendano passione, desiderio, benessere, malessere, ecc., ma nel sonno profondo, quando quella è inattiva, passione, desiderio, ecc. non ci sono: perciò provengono dalla facoltà intellettiva, non dall’atman.
24. Come del sole la luce, dell’acqua la freschezza e del fuoco il calore, così dell’atman la natura intrinseca è realtà, coscienza, benessere, eternità e assenza di contaminazione.
25. E avendo sovrapposto, in mancanza di reale discernimento, due cose, cioè un riflesso di realtà e coscienza proveniente dall’atman e l’attività della facoltà intellettiva, scaturisce la falsa idea di conoscere.
26. Capendo che non c’è attività dell’atman, e che la facoltà intellettiva non possiede affatto la capacità di comprendere, un individuo, avendo colto la fallacia che permea il tutto, e pensando “E’ l’Osservatore ad essere il Conoscitore”, si libera.
27. Pensare che l’atman sia l’individuo porta ad avere paura come pensare che una corda sia un serpente, se invece si capisce di non essere l’individuo ma l’atman supremo, allora ci si può liberare per sempre dalla paura.
28. E’ l’atman che fa risplendere da solo anche le altre facoltà a partire da quella intellettiva: il proprio atman è come un lume all’interno di un vaso, non viene illuminato dalle varie facoltà che sono prive di coscienza.
29. Quando scaturisce la conoscenza del proprio atman, non sussiste il desiderio di conseguire alcun altro tipo di conoscenza, allo stesso modo che di un lume, quando esso stesso è acceso, non vi è desiderio di alcun altro lume.
30. Avendo rimosso tutte le sovrastrutture mentali grazie alla formula “Non è né questo né quello”, uno può realizzare, grazie alle grandi formule upanishadiche, l’unità dell’atman individuale con l’atman universale.
31. Il visibile, a partire dal corpo ecc., è fondato sulla Nescienza (avidya) ed è come una bolla, destinato a scomparire. Uno può intuire quel che è diverso dal visibile, che è incontaminato, dicendosi: “Io sono il Arahman”.
32. “Essendo io altro dal corpo, non mi toccano la nascita, la vecchiaia, il deperimento, la morte, ecc. Insito nelle sfere sensoriali, a partire dai suoni, è l’attaccamento, e non dipende dal mio essere più o meno forte”
33. “Essendo io altro dalla mente non mi appartengono l’angoscia, il desiderio passionale, l’odio, la paura, ecc. Poiché così dice l’insegnamento delle Upanishad: “L’Atman non ha respiro, non ha mente, è splendente” e così via.
34. “Io sono privo di qualità, sono non-agente, sono eterno, sono esente da dubbi di sorta, senza macchia, estraneo ad ogni cambiamento, privo di ogni aspetto esteriore, eternamente libero e incontaminato”
35. "Io sono come lo Spazio cosmico (akasha), io sono tutto, sono dentro e sono fuori, sono imperituro, sempre equanime in tutto, perfetto, libero da attaccamento incontaminato e immobile".] (A mio avviso è un verso spurio!!)
36.”L’Uno totalmente libero e eternamente puro, la cui beatitudine è senza interruzione, privo di un secondo, che è verità, che è conoscenza, che è senza fine, lui, il Brahman supremo: ecco quel che io sono”
37. Così la ripetizione continua dell’idea “Io sono precisamente il Brahman” porta via le perplessità causate dalla Nescienza, come un elisir porta via le infermità.
38. Scegliendosi un luogo isolato, stando seduto, privo di passioni, coi sensi domati, chi non pensa ad altro può realizzare l'atman unico, quell'infinito] (secondo me è un verso spurio!!)
39. Avendo fatto dissolvere nel Sé tutto il visibile per mezzo della sua comprensione, l’uomo dal retto intendimento può realizzare l’Atman unico, sempre puro come lo spazio cosmico (akasha).
40. Essendosi liberato di tutto quel che è forma, colore ecc., il conoscitore della realtà suprema permane nella sua propria dimensione che è completa e totale coscienza e beatitudine.
41. Nell’Atman supremo non sussiste la differenza fra conoscitore, conoscenza e conosciuto:  Esso splende da se stesso, poiché è una forma unica costituita di coscienza e beatitudine.
42. Una volta che così sia stato fatto costantemente lo sfregamento della meditazione sul bastoncino per accendere il fuoco sacro che è l’atman, la fiamma della sopraggiunta conoscenza può ardere tutto il combustibile costituito dall’ignoranza.
43. Dopo che, come dal sole, la tenebra è stata  lacerata dalla comprensione, lui esistente da prima,  è a quel punto che può manifestarsi l’atman, da sé, come fa il sole.
44. Benché infatti da sempre raggiunto, l’Atman, sembra, per effetto dell’Ignoranza, mai raggiunto, e quando questa è annullata, appare come raggiunto, come una collana che uno si ritrovi al collo.
45. Il fatto di essere vivi, proiettato sul Brahman come l’immagine di un uomo su un palo, per effetto di un’illusione,  ritorna alla sua forma di coagulo di atomi di materia, quando uno ha visto l’atman.
46. E la conoscenza, sorta istantaneamente con la percezione della vera natura dei principi materici costituenti la realtà, rimuove l’ignoranza, che si esprime nel pensare, come per effetto di un disorientamento: ”Io, mio”.
47. Lo yogi che possiede una conoscenza corretta, nel suo stesso atman, tutto l’universo e il tutto che è uno, vede come l’atman, per mezzo del suo occhio che è la conoscenza.
48. Questo universo intero non è altro che atman,  non si conosce altro oltre all’atman. Egli vede tutto come il proprio atman, come vede che dalla terra provengono tutti i vasi e gli altri oggetti di terra cotta.
49.  Colui che conosce l’atman è invero un liberato in vita e può abbandonare tutte le false nozioni di prima: può diventare come la vespa solitaria grazie alla sua forma di realtà, coscienza e beatitudine.
50. Lui che ha superato l’oceano dell’illusione, e che ha ucciso i demoniaci attaccamento, odio ecc., yogi in pieno contatto con la pace, appare felice nel suo Atman.
51. Dopo aver sconfitto l’attaccamento ai piaceri transitori ed esteriori, rivolto sulla gioia del Sé, brilla al suo interno, autonomo come un lume all’interno di un vaso.
52. Il saggio, benché permanendo nei substrati fisici, dai loro meccanismi non è affetto, come fosse il cielo. Se ne deve stare come uno stupido il conoscitore di tutto, distaccato deve procedere, come il vento.
53.  Grazie allo scioglimento degli aggregati materici, il saggio può prendere rifugio completamente in Vishnu, come acqua nell’acqua, aria nel cielo o fiamma nella fiamma.
54. “Dopo averlo raggiunto, non esiste meta ulteriore; dopo averne provato il piacere, non esiste piacere ulteriore; dopo averlo conosciuto non esiste conoscenza ulteriore: questo è il Brahman”; in tali termini bisogna meditare il Brahman.
55. “Avendolo visto non vi è altro degno di essere visto; avendolo esperito non vi è rinascita; avendolo conosciuto non vi è altro degno di essere conosciuto: questo è il Brahman”; in tali termini bisogna meditare il Brahman.
56. “In ogni direzione pieno, beatitudine, coscienza e realtà, senza un secondo, infinito, eterno ed uno:  questo è il Brahman”; in tali termini bisogna meditare il Brahman.
57. Definito, con il metodo dell’esclusione del “non è quello”, dai testi conclusivi del veda, privo di un secondo, beatitudine senza interruzione, uno: questo è il Brahman”; in tali termini bisogna meditare il Brahman.
58.  Avendo ricorso ad una minima sua parte, di lui che è essenziato di indefessa beatitudine, sussistono gli esseri beati, Brahma e gli altri, proporzionalmente (al loro grado di beatitudine?).
59. A lui connessa è tutta la materia, l’azione è da lui accompagnata: per questo il Brahman è presente ovunque, come il burro in tutto il latte.
60. “Non è atomico e non è materico, non è breve e non è lungo, non è nato, non conosce mutamento, è privo di forma, qualità, colore e nome: così è il Brahman”: questo uno deve meditare.
61. “Per mezzo della sua luce esiste l’illuminare, ma le luci come il sole ecc.. non lo illuminano; per mezzo suo tutto l’universo risplende: questo è il Brahman”; così uno deve meditare.
62. Autonomamente avendo pervaso l’interno e l’esterno, illuminando tutto l’universo, il Brahman risplende, come una palla di ferro rovente di fuoco.
63. Diverso dall’universo è il Brahman, e non vi è nulla di altro dal Brahman. Se sembra esserci qualcos’altro dal Brahman è per errore, come davanti a un miraggio.
64. Tutto quel che si vede e si sente, non potrebbe essere altro dal Brahman, e dalla conoscenza degli elementi primi della realtà si giunge al Brahman che è realtà, coscienza e beatitudine, che è senza un secondo.
65. Con l’occhio della conoscenza uno vede l’atman di realtà e coscienza; chi è privo dell’occhio della conoscenza non può vederlo, come un cieco lo splendente sole.
66. Completamente acceso dal fuoco della conoscenza ravvivato dall’ascolto delle parole sacre, un individuo, liberato da tutti i mali, risplende da sé come l’oro.
67. L’atman sorto nel cielo interiore, il sole di conoscenza capace di fugare la tenebra, onnipervadente, che tutto sorregge, risplende e fa risplendere tutto.
68. Colui che, senza curarsi della direzione, del luogo e del momento, sopportando il freddo ecc., onora il proprio atman onnipresente, sempre sereno e privo di macchia, costui, senza eseguire rituali, può diventare onniscente, onnipervadente e immortale.

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Atmabodha - La conoscenza del Sé  - Traslitterazione



1. Tapobhih Ksheenapaapaanaam

Santanaam Veetaraginaam

Mumukshoonaam Apekshyoyam

Atmabodho Vidheeyate



2. Bodho anya-Sadhanebhyo Hi

Sakshan-Moksha Eka Sadhanam

Pakasya Vahnivat Jnanam Vina Moksho Na Sidhyati



3. Avirodhitayaa Karma

Navidyaam Vinivartayet

Vidya-Avidyaam Nihantyeva

Tejashtimira-sanghavat.



4. Paricchinna iva ajnanat

Tannase Sati Kevalah

Swayam Prakasate hi Aatma

Meghapaaye Amsumaaniva



5. Ajnana Kalusham Jeevam

Jnanaabhyasat Vinirmalam

Krutwa Jnanam Swayam Nasyet

Jalam Katakarenuvat.



6. Samsarah Swapnatulyo hi

Ragadweshadi Samkulah

Swakaale Satyavatbhati

Prabodhe sati Asadbhavet.



7. Taavat satyam Jagadbhati

Suktikaa Rajatam Yatha

Yavanna Jnayate Brahma

Sarvadhistaanam-Advayam.



8 Upadane Akhilaadhare

Jaganti Paramesware

Sarga sthiti Layaanyanti

Budbudaaneeva Vaarini



9 Satchidaatmani Anusyoote

Nitye-Vishnow Prakalpitaah

Vyaktayo Vividhassarvaa

Haatake Katakaadivat.



10 Yathakaso Hrushikeso

Nanopadhi gatho Vibhuh

Tadbhedat Bhinnavat Bhati

Tannase Kevalo Bhavet.



11 Naanopaadhi Vasaadeva

Jaati Varnaasra maadayah

Atmanya aropitah thoye

Rasa Varnadi Bhedavat



12 Pancheekruta Mahaabhoota

Sambhavam Karma Sanchitam

Sareeram Sukha-Dukhanaam

Bhogaayatanam Uchyate.



13 Panchapraana Mano Buddhi

Dasendriya Samanvitam

Apancheekruta Bhootottham

Sookshmaangam Bhogasaadhanam.



14 Anaadyavidya Anirvaachyaa

Kaaranopaadhi ruchyate

Upaadhi Tritayaadanyam

Atmaanam Avadhaarayet.



15 Panchakosaadi Yogena

Tat Tanmaya Iva Sthitah

Suddhaatma Neelavastraadi

Yogena Sphatiko Yathaa.



16 Vapus Tushadibhih Kosaih

Yuktam Yuktya Avaghaatatah

Atmanam Antaram Suddham

Vivichyaat Tandulam Yatha.



17 Sada Sarvagato Apyatmaa

Na Sarvatra Avabhaasate

Buddhaaveva Avabhaaseta

Swaccheshu Pratibimbavat



18 Dehendriya Mano Buddhi

Prakrutibhyo Vilakshanam

Tadvrutti Sakshinam Vidya

Atmaanam Raajavat Sada



19 Vyapruteshu Indriyeshu Atmaa

Vyaapaareeva Avivekinaam

Drusyate Abhreshu Dhavatsu

Dhavanniva Yathaa Sasee.



20 Atma Chaitanyam aasritya

Dehendriya Manodhiyah

Swakriyardheshu Vartante

Suryaalokam Yatha Janaah.



21 Dehendriya Gunaan Karmaani

Amale Satchidatmani

Adhyasyanti avivekena

Gagane Neelataadivat.



22 Ajnaanat maanasopadheh

Kartrutwaadeeni cha Atmani

Kalpyante Ambugate Chandre

Chalanadi Yatha Ambhasah.



23 Raageechaa Sukha Duhkhaadi

Buddhow Satyaam Pravartate

Sushuptow Naasti Tannaase

Tasmaad Buddhestu Naatmanah



24 Prakaaso Arkasya Toyasya

Saityam Agneryathoshnataa

Swabhaavah Satchidananda

Nitya Nirmalata Atmanah.



25 Atmanah Satchidamsascha

Buddheh vruttiriti Dwayam

Samyojya cha Avivekena

Jaanaameeti Pravartate.



26 Atmano Vikriyaa naasti

Buddherbodhohna Jaatwiti

Jeevah Sarvam Alam Jnatwa

Jnataa Drusteti Muhyati.



27 Rajju Sarpavad Aatmaanam

Jeevam Jnatvaa Bhayam Vaheth

Naaham Jeevah Paraatmeti

Jnateschet Nirbhayo Bhaveth.



28 Atma Avabhasayatyeko

Buddhyadeen Indriyaanyapi

Deepo Ghataadi vat Swaatmaa

Jadai Stair Na Avabhasyate.



29 Swabodhe Naanya Bodhecchaa

Bodha Rupataya Atmanah

Na Deepasya Anya Deepecchaa

Yadhaa Swatma Prakaasane.



30 Nishidhya Nikhilopaadheen

Neti Neteeti Vakyatah

Vidyadaikyam Mahaavaakyaih

Jeevatma Paramaatmanoh.



31 Aavidyakam Sareeraadi Drusyam

Budbudavat Ksharam

Etat Vilakshanam Vidyaat

Aham Brahmeti Niramalam



32 Deha Anyatvat Na me Janma

Jara Kaarsya Layaadayah

Sabdaadi Vishayaih Sango

Nireendriya tayaa Na Cha.



33 Amanastwaat Na me

Dukha Raaga Dwesha Bhayaadayah

Apraano Hi Amanaassubhra

Ityaadi Sruti saasanaat



34 Nirguno Nishkriyo Nityo

Nirvikalpo Niranjanah

Nirvikaaro Niraakaaro

Nitya Muktosmi Nirmalah.



35 Aham Aakaasavath Sarvam

Bahir Antargato Achyutah

Sadaa Sarva Samassuddho

Nissango Nirmalo Achalah



36 Nitya Suddha Vimuktaikam

Akhanda Anandam Advayam

Satyam Jnanam Anamtam

Yatparam Brahma Aham eva tat



37 Evam Nirantara Abhyastaa

Brahmaiva asmeeti Vaasanaa

Harati Avidya Vikshepaan

Rogaaniva rasaayanam.



38 Vivikta Desa Aaseeno

Viraago Vijitendriyah

Bhaavayet Ekam Aatmaanam

Tam Anantam Ananyadheeh.



39 Atmanyeva Akhilam Drusyam

Pravilaapya Dhiyaa Sudheeh

Bhavayet Ekam Aatmaanam

Nirmala Akaasavat Sadaa.



40 Roopa Varnaadikam Sarvam

Vihaaya Paramaarthavit

Paripoorna Chidananda

Svaroopena Avatishtate.



41 Jnaatru Jnaana Jneya Bhedah

Pare na Atmani Vidyate

Chidananda Eka Roopatwaat

Deepyate Swayameva hi.



42 Evam Aatma Aranau Dhyaana

Mathane Satatam Krute

Uditaava Gatir Jvaalaa

Sarva Ajnaana Indhanam Dahet.



43 Arune neva Bodhena

Poorva Santamase Hrute

Tata Aavirbhavet Aatmaa

Swayameva Amsumaaniva.



44 Atmaatu Satatam Praapto

Api Apraptavat Avidyayaa

Tannase Praaptavat Bhaati

Swa Kanthaabharanam Yatthaa



45 Sthaanau Purushavat Bhraantyaa

Krutaa Brahmani Jeevataa

Jeevasya Taathvike Roope

Tasmin Drushte Nivartate.



46 Tathva Swaroopa Anubhavaa

Utpannam Jnaanam Anjasaa

Aham Mameti cha Ajnaanam

Baadhate Digbhramadivat.



47 Samyak Vijnanavaan Yogee

Swatmanyeva Akhilam Jagat

Ekam Cha Sarvam Atmaana

Eeekshyate Jnana Chakshushaa



48 Atma eva idam Jagat sarvam

Atmano Anyat na Vidyate

Mrudo Yadvat Ghataadeeni

Swatmaanam Sarvam Eekshyate



49 Jeevan Muktastu Tat Vidvaan

Poorvopaadhi Gunaan Tyajet

Satchidananda Roopatvaat

Bhavet Bhramara Keetavat.



50 Teertva Mohaarnavam Hatvaa

Raaga Dveshadi Rakshasaan

Yogee Saanti Samayuktah

Atmaa Ramo Viraajate



51 Baahya Anitya Sukhaasaktim

Hitva Atma Sukha Nirvruttah

Ghatastha Deepavat Svasthah

Swarntareva Prakaasate.



52 Upadhisthopi Tatdharmaih

Alipto Vyomavanmunih

Sarvavit Moodhavat Tishteth

Asakto Vaayuvat Chareth.



53 Upadhi Vilayaat Vishnau

Nirvisesham Visermunih

Jale Jalam Viyat Vyomni

Tejas Tejasi Va Yatha.



54 Yallabhat Na Aparo Labho

Yat Sukhat Na Aparam Sukham

Yat Jnanaat Na Aparam Jnaanam

Tath Brahmeti Avadharayet.



55 Yat Drustvaa na Aparam Drusyam

Yat bhootvaa na Punarbhavah

Yat Jnaatvaa na Aparam Jneyam

Tat Brahmeti Avadhaarayet.



56 Tiryak Oordhvam Adhah Poornam

Satchidanandam Advayam

Anantam Nityam Ekam Yat

Tat Brahmeti Avadhaarayet.



57 Atat Vyaavrutti Roopena

Vedaantaih Lakshyate Advayam

Akhandanandam Ekam Yat

Tat Brahmeti Avadhaarayety.



58 Akhandananda Roopasya Tasya

Ananda Lavaasritaah

Brahmaadyaah Taaratamyena

Bhavanti Anandino Akhilaah.



59 Tad Yuktam Akhilam Vastu

Vyavahaara satadanvitah

Tasmaat Sarvagatam Brahma

Ksheere Sarpiriva Akhile.



60 Ananu Asthoolam Ahraswam

Adeergham Ajam Avyayam

Aroopa Guna Varnaakhyam

Tat Brahmeti Avadharayet



61 Yadbhaasaa Bhaasate Arkadi

Bhasyairyattu Na Bhasyate

Yena Sarvamidam Bhati

Tat Brahmeti Avadhaarayeti.



62 Swayam Antar Bahir Vyapya

Bhasayan Akhilam Jagat

Brahma Prakaasate Vahni

Pratapta Ayasa Pindavat.



63 Jagat Vilakshanam Brahma

Brahmano Anyata Kinchana

Brahma Anyat Bhatichet Mithya

Yadha Maru Mareechikaa.



64 Drusyate Srooyate Yadyat

Brahmano Anyan Na Tat Bhavet

Tathvajnaanaat Cha Tadbrahma

Satchidanandam Advayam



65 Sarvagam Satchidaatmaanam

Jnana Chakshur Nireekshate

Ajnaana Chakshur Na Eekshet

Bhaswantam Bhanum Andhavat



66 Sravanaadibhi Uddepta

Jnaanaagni Paritapitah

Jeeva Sarvamalat Muktah

Swarnavat Dyotate Swayam



67 Hrudaakaasodito hi Atmaa

Bodha Bhaanus Tamopahrut

Sarva Vyaapee Sarva Dhaaree

Bhaati Bhaasayate Akhilam



68 Dikdesa Kaa laadi Anapekshya Sarvagam

Seetadi Hrunnitya Sukham Niramjanam

Yassvaatma Teerdham Bhajate Vinishkriyam

Sa Sarvavit Sarva Gato Amruto Bhavet.

***

Testo in Devanagari - Marathi Manuscript Centre, Pune, India, 2005