"…la dottrina è infallibile, è a causa del fatto che essa è un’espressione della verità, la quale, in se stessa, è assolutamente indipendente dagli individui che la ricevono e che la comprendono. La garanzia della dottrina risiede in definitiva nel suo carattere «non-umano»". René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione, cap. "Sull’infallibilità tradizionale"

giovedì 8 maggio 2014

Ibn 'Arabî, Al-Futûhâtu-l-Makkiyyah, cap. 366. Concernente la conoscenza della dimora dei ministri (wuzarâ’) del Mahdî - (Seconda parte)

Ibn 'Arabî
Al-Futûhâtu-l-Makkiyyah 
Capitolo 366 (Seconda parte)

Concernente la conoscenza della dimora dei ministri (wuzarâ’) del Mahdî, che apparirà alla fine dei tempi, come indicò l’Inviato di Allâh, su di lui il Saluto e la Pace, e che sarà della Gente della Casa (ahlu-l-bayt)

(Segue)
Sappi che gli Uomini di Allâh vengono chiamati in questa Via: "il Mondo degli Aliti" (‛âlamu-l-anfâs); questa denominazione li comprende tutti, ma essi sono di vari gradi (tabaqât) e di stati (ahwâl) diversi. Vi è colui per cui tutti gli stati ed i gradi sono riuniti, e colui che ha ottenuto di essi solo ciò che Allâh ha voluto.
Non c’è grado che non abbia un soprannome apposito in rapporto a coloro tra la Gente degli stati e delle stazioni (maqâmât) che vi salgono, come ha detto l’Altissimo: "... e scale su cui essi salgono", ogni gruppo nella sua categoria. Tra di questi vi sono quelli che sono sempre in un numero limitato e quelli che invece non sono vincolati dal numero e quindi diminuiscono ed aumentano. Se Allâh, l’Altissimo, vuole, menzionerò con i loro soprannomi (alqâb) sia la Gente dotata di un numero, sia coloro che non hanno un numero fisso.
Vi sono innanzitutto i Poli, Allâh sia soddisfatto di loro, i quali comprendono in sé gli stati e le stazioni, direttamente o indirettamente, come abbiamo già spiegato. Questa accezione viene talvolta estesa e si chiama Polo (qutb) chiunque sia al centro di un "maqâm", che gli ruoti intorno, e sia l’unico al suo tempo tra coloro che appartengono alla sua categoria. Così il capo di un paese (balad) viene chiamato polo di quel paese e lo Shaykh di una comunità viene chiamato polo di quella comunità; ma per quanto riguarda i Poli, intesi nel senso in cui tale denominazione si applica a loro in modo assoluto, senza alcuna aggiunta, non ve ne è che uno solo in ogni epoca, ed è tra gli Approssimati; e questo Polo è anche l’Aiuto (ghawth) ed il signore (sayyîd) della comunità nella sua epoca. Tra di essi vi è chi ha l’autorità (hukm) anche esteriormente ed ottiene quindi il Califfato esteriore, così come possiede il Califfato interiore quanto al suo maqâm, come ad esempio Abû Bakr, ‛Umar, ‛Uthmân, ‛Alî, al-Hasan, Mu‛âwiyyah ibn Yazîd, ‛Umar ibn ‛Abde-l-‛Azîz, ed al-Mutawakkil; e vi è invece chi detiene in particolare il Califfato interiore (bâtinah) e non ha alcuna autorità esteriormente, come ad esempio Ahmad ibn Harûn ar-Rashîd as-Sabtiyy ed Abû Yazîd al-Bistâmî. Ma la maggior parte dei Poli non hanno autorità esteriore.
Vi sono poi gli Imâm, Allâh sia soddisfatto di loro, che in ogni tempo non sono mai più di due: uno si chiama ‛Abdu-l-Malik, l’altro ‛Ahdu-r-Rabb, ed il Polo invece si chiama ‛Abdu-llâh. L’Altissimo ha detto: "e quando si levò il servo di Allâh (‛abdu-llâh)...", cioè Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace; infatti ogni Uomo ha un nome divino con cui Allâh lo contraddistingue ed Egli chiama il Polo ‘Abdu-llâh, qualunque sia il suo nome: tutti i Poli quindi si chiamano (e sono) ‛Abdu-llâh. Analogamente gli Imâm sono in ogni tempo ‛Abdu-l-Malik ed ‛Abdu-r-Rabb, e questi sono coloro che succedono al Polo allorquando egli muore. Rispetto al Polo i due Imâm sono a guisa di due ministri (wazîr), di cui l’uno si limita ad osservare il Mondo del Malakût, mentre l’altro è in relazione con il Mondo del Mulk.
Tra gli Uomini di Allâh, sia Egli soddisfatto di loro, vi sono poi i Pilastri (awtâd), ed essi sono quattro in ogni tempo, né più, né meno. Nella città di Fês abbiamo visto uno di loro, che si chiamava Ibn Ja‛dûn e che per guadagnarsi da vivere setacciava la Hennâ’. Con uno dei Pilastri Allâh custodisce l’Oriente e la Sua Sovranità (wilâyah) (oppure la Sua Intimità) in esso; con un altro custodisce l’Occidente, con un altro ancora il Sud e con l’ultimo il Nord, avendo come punto di riferimento, per questa suddivisione, la Ka‛bah.
Essi vengono anche indicati come le "montagne" (jibâl), per il detto dell’Altissimo: "… non abbiamo fatto della terra un giaciglio e delle montagne dei pilastri?": infatti come per mezzo delle montagne si placano i sussulti della terra, così essi sono nel Mondo a guisa delle montagne sulla terra. Ed è al loro maqâm che fa riferimento il detto dell’Altissimo che fa pronunciare ad Iblîs le seguenti parole: "Poi sopraggiungeremo a loro da davanti e da dietro, dalla loro destra e dalla loro sinistra...". Allâh quindi custodisce con i Pilastri queste direzioni ed essi a loro volta sono protetti da queste direzioni e Satana non avrà alcun potere su di loro, poiché egli non ha altro accesso ai figli di Adamo se non da queste direzioni.
Quanto al sopra ed al sotto può darsi che appartengano ai sei di cui menzioneremo in seguito l’incarico (amr), se Allâh vuole. In tutto quanto abbiamo detto ci siamo riferiti a costoro chiamandoli Uomini, ma talvolta possono esserci tra di loro anche delle donne, per quanto prevalgano i maschi. Fu chiesto un giorno ad uno di loro: "Quanti sono i Sostituti (abdâl)?" — "Quaranta anime" rispose questi. "Perché non dici quaranta uomini?" - gli venne allora chiesto - "Perché tra di loro vi sono talvolta delle donne!" - rispose.
Quanto ai soprannomi dei Pilastri essi sono: ‛Abdu-l-Hayy, ‛Abdu-l-‛Alîm, ‛Abdu-l-Qâdir e ‛Abdu-l-Murîd.
Vi sono poi i Sostituti (abdâl), che sono sempre sette, né più, né meno: con essi Allâh custodisce i sette Climi e per ogni Sostituto vi è un clima nel quale egli esercita la sua sovranità. Il primo Sostituto è al rango (‛alâ qada) dell’amico intimo (khalîl) (Abramo), su di lui la Pace, ed a lui appartiene il primo Clima. Enumererò ora gli altri in modo ordinato fino a quello che detiene il settimo Clima: il secondo è al rango di colui al quale Allâh ha parlato (al-kalîm) (Mosè), su di lui la Pace; il terzo è al rango di Aronne; il quarto al rango di Idrîs; il quinto al rango di Giuseppe; il sesto al rango di Gesù ed il settimo al rango di Adamo, la Pace sia su tutti loro!
Essi conoscono le cose (umûr) ed i segreti (asrâr) che Allâh ha deposto nei pianeti, quanto ai loro moti ed alla loro sosta (nuzûl) nei luoghi di tappa (manâzil) stabiliti. A loro spettano tra i Nomi quelli degli Attributi, sì che essi si chiamano: ‛Abdu-l-Hayy, ‛Abdu-l-‛Alîm, ‛Abdu-l-Wadûd e ‛Abdu-l-Qâdir, che sono i nomi dei quattro Pilastri, e ‛Abdu-sh-Shakûr, ‛Abdu-s-Samî‛ ed ‛Abdu-l-Basîr. Ad ogni Attributo Divino corrisponde un Uomo tra questi Sostituti, che così sono visti da Allâh mediante quell’Attributo che è prevalente in ognuno di loro. Non c’è persona che non sia in relazione con un Nome Divino, da cui riceve i mezzi (asbâb) a lui spettanti per ottenere il bene (khayr), mezzi che sono in conformità con la complessione (shumûl) e la comprensione che gli conferisce la realtà essenziale di quel Nome Divino: ed è su questa bilanciata corrispondenza (muwâzanah) che si basa la scienza di questo Uomo.
Questi sette si chiamano Sostituti (abdâl) perché quando lasciano un luogo e vogliono che in quel posto resti un loro sostituto, per un incarico che essi ritengono una necessità ed un’opera meritoria (qurbah), essi vi lasciano un individuo della sua forma: nessuno alla vista di quest’individuo dubiterebbe che si trattasse dello stesso Uomo, ma non è così. Costui è solo una figura spirituale che il suo Sostituto ha lasciato intenzionalmente e coscientemente; colui che ha questo potere (quwwah) è il Sostituto. Colui invece al quale Allâh conferisce un sostituto in un qualsiasi luogo, senza che questi lo sappia non è tra i Sostituti di cui abbiamo parlato; questo succede spesso e noi lo abbiamo constatato e visto coi nostri occhi. Così pure abbiamo visto questi sette Sostituti alla Mecca; li abbiamo incontrati dietro il muro di cinta della Ka‛bah, dal lato degli Hanbaliti (nord-ovest), e ci siamo uniti a loro: non ho mai visto nessuno con un aspetto (samt) più bello del loro! Prima avevamo già visto uno di loro, Mûsâ as-Sadrânî, a Siviglia nell’anno 586, il quale era venuto da noi intenzionalmente e si era riunito con noi; inoltre di loro abbiamo conosciuto il Maestro (shaykh) delle montagne, Muhammad ibn Ashraf ar-Rundî. Il nostro compagno ‛Abdu-l-Majîd ibn Salmah incontrò uno di essi che si chiamava Mu‛âdh ibn Ashras, uno dei più grandi, e di cui ci ha portato il saluto; ‛Abdu-l-Majîd gli chiese allora riguardo agli abdâl quanto segue: "In che modo essi ottengono la loro dimora iniziatica (manzilah)?", al che egli rispose: "Mediante le quattro cose che ha menzionato Abû Tâlib al-Makkî, cioè la fame, la veglia, il silenzio e la solitudine!".
Talvolta anche gli Uomini di Rajab (rajabiyyûn), che sono 40, vengono chiamati abdâl, e così pure i dodici (rappresentanti: nuqabâ’), ma di questi parleremo tra gli Uomini limitati in numero. Chi ha visto comunque gli Uomini di Rajal dirà che i Sostituti sono 40, in quanto essi sono appunto 40.
Vi sono poi i nuqabâ’, che sono dodici in ogni tempo, né più, né meno del numero dei Segni (burûj) della Sfera senza stelle, che sono appunto dodici. Ogni naqîb conosce le peculiarità di un Segno, i segreti e gli influssi che Allâh ha posto nella situazione (maqâm) di questo Segno, e ciò che esso conferisce ai pianeti ed alle stelle fisse che vi sostano: invero le stelle fisse hanno certamente dei moti rispetto ai Segni, ma essi non sono percepibili coi sensi poiché non sono evidenti che nell’arco di migliaia di anni e la vita degli astronomi è quindi troppo corta per poterli osservare.
Sappi che Allâh ha affidato loro le scienze delle legislazioni tradizionali (sharâ’i‛) da Lui fatte scendere, oltre al potere di dedurre (istikhrâj) le cose nascoste (khabâyâ) nelle anime e le loro insidie, e la conoscenza della loro astuzia e del loro inganno. Quanto ad Iblîs egli è messo a nudo di fronte a loro, in quanto essi conoscono di lui ciò che lui stesso non conosce di sé.
Essi hanno una scienza tale che quando uno di loro vede l’impronta (athar) lasciata sulla terra da un individuo, laddove questi vi ha posato il piede, essi sanno se colui che l’ha lasciata sarà un beato o un dannato, così come coloro che conoscono le orme e che sanno seguire le tracce; e tra i monaci egiziani ce ne sono molti che mettono in evidenza le impronte sulle rocce e quando vedono una persona dicono che quella persona ha lasciato quella impronta ed è così: ed essi non sono Intimi (awliyâ’) di Allâh, pensa quindi a ciò che di queste scienze Allâh ha conferito ai nuqabâ’!
Tra gli Uomini, che Allâh sia soddisfatto di loro, vi sono poi i nujabâ’ (i "Nobili"), che sono in ogni tempo otto, né più, né meno; essi sono coloro dai quali e sui quali appaiono manifesti i segni (a‛lâm) della loro sottomissione (qubûl) ai loro "stati" (ahwâl), sebbene in ciò essi non abbiano scelta, poiché lo "stato" ha il sopravvento su di loro: ciò lo sa però solo chi è al di sopra di loro, non chi è inferiore a loro! Essi sono la Gente della scienza degli otto Attributi (sifât), di cui sette sono quelli noti e l’ottavo è la percezione (idrâk). Il loro maqâm è lo Sgabello (kursî) ed essi non lo oltrepassano fintanto che sono nujabâ’; essi hanno una solida conoscenza nel governo del moto (tasyîr) degli astri, da parte dello svelamento (kashf) e della informazione divina (ittilâ‛) e non per mezzo del metodo conosciuto dagli studiosi di tale materia. I nuqabâ’ sono coloro che posseggono la scienza della nona Sfera celeste, mentre i nujabâ’ posseggono la scienza delle otto Sfere sottostanti ad essa, in ognuna delle quali vi è un astro (kawkab).
Poi tra gli Uomini, che Allâh sia soddisfatto di loro, vi sono gli Apostoli (hawâriyyûn), dei quali ve ne è solo uno in ogni tempo, mai due, e quando quest’uno muore un altro prende il suo posto. All’epoca di Muhammad, l’Inviato di Allâh, su di lui il Saluto e la Pace, era al-Zubayr ben al-‛Awwâm che deteneva questo maqâm, malgrado la moltitudine di coloro che difendevano la Tradizione (ansâru-d-dîn) con la spada; l’Apostolo infatti è colui che difende la Tradizione con la spada e con l’argomento (hujjah) insieme. Egli quindi ha ricevuto la scienza, la spiegazione e la prova ed ha ricevuto anche la spada, l’audacia e l’intraprendenza e la forza di lottare con la sfida (tahaddî), tutto ciò affinché dia prova della validità della giusta tradizione (ad-dînu-l-mashrû‛), analogamente al dono miracoloso (mu‛gizah) che aveva il Profeta. E dopo l’Inviato di Allâh, su di lui il Saluto e la Pace, la sua testimonianza (dalîl), da lui stabilita sulla sua veridicità (sidq) in ciò che asseriva, non viene portata che dal suo Apostolo, che quindi diventa erede di quel "dono miracoloso", esercitandolo solo in conformità alla veridicità del suo Profeta, su di lui il Saluto e la Pace: questo è il maqâm dell’Apostolo ed all’atto di testimonianza (dalîlah) che vi è inerente resta il nome di "dono miracoloso". Infatti ad esso è connesso per l’Apostolo ciò che vi era connesso per il Profeta, su di lui il Saluto e la Pace, e l’Apostolo lo ascrive al Profeta così come il Profeta lo ascriveva a se stesso. Il carisma (karâmah) di un Intimo non viene chiamato in questo modo, perché il "dono miracoloso" del Profeta, in se stesso e in tutto ciò che esso comporta, non sarà mai il "carisma" di un Intimo di Allâh. Questo è quanto sosteneva anche il maestro (ustâdh) Abû Ishâq al-Isfarâ’inî, sebbene in un modo diverso da quello da noi accennato; infatti Abû Ishâq riteneva impossibile persino che si verificasse un prodigio (al-fi‛lu-l-mu‛giz) (simile a quelli compiuti dal Profeta), mentre la maggior parte dei teologi (mutakallimûn) non lo ritiene impossibile, ritenendo che si tratti di un carisma ottenuto però non nello stesso modo in cui il Profeta, su di lui il Saluto e la Pace, aveva ottenuto il "dono miracoloso" (mu‛gizah). Se dunque si verifica da parte di un individuo nello stesso modo in cui si verificava da parte del Profeta, per la "veridicità" (sidq) di quel Profeta (operante) attraverso questo suo "seguace" (tâbi‛), e ciò si verifica necessariamente, questo non può che riguardare l’Apostolo: colui quindi dal quale tutto ciò si manifesta nel modo che abbiamo descritto, quegli è l’Apostolo della sua epoca. Nella nostra epoca lo abbiano visto nell’anno 586. Questi è colui che viene chiamato Apostolo.
Poi vi sono gli Uomini di Rajab (rajabiyyûn), che sono quaranta anime in ogni epoca, né più, né meno: essi sono Uomini il cui "stato" è il compimento (qiyâm) della Magnificenza (‛azhamah) di Allâh. Essi fanno parte dei Solitari (afrâd) e sono i signori (arbâb) delle "parole pesanti" (al-qawlu-l-thaqîl) a cui fa riferimento il detto dell’Altissimo: "Certamente ti rivolgerò delle parole pesanti". Essi si chiamano Uomini di Rajab perché stanno in questo maqâm solo nel mese di Rajab, dall’inizio della luna nuova fino al suo ritrarsi; poi essi perdono spontaneamente questo loro "stato" (hâl) e non lo ritrovano che all’inizio di Rajab dell’anno seguente. I pochi che li conoscono sono tra la gente di questa Via. Essi sono sparsi per i paesi ma si conoscono vicendevolmente, che siano nello Yemen o in Siria. Incontrai uno di loro nella regione dei Bakr, a Dunaysîr: fu il solo che io vidi, malgrado fossi molto desideroso di vederli. Tra di loro ci sono quelli a cui per il resto dell’anno rimane qualcosa di ciò che è stato loro svelato nel loro "stato" durante il mese di Rajab e quelli a cui invece non rimane nulla. A quello che io vidi era rimasto per il resto dell’anno lo svelamento (kashf) dei Râfidîti tra la gente della Shî‛ah, che egli vedeva sotto forma di maiali. Un giorno giunse presso di lui l’uomo nascosto (mastûr) di cui questo madhhab non ha assolutamente conoscenza: egli stesso aveva fede in questo madhhab ed il suo Signore lo giudicherà per questo. Quando questi gli passò vicino egli lo vide sotto forma di un maiale, lo chiamò quindi e gli disse: "Volgiti pentito ad Allâh, poiché tu sei uno sciita râfidîta!". L’altro restò sbalordito di ciò. Ora se si fosse pentito sinceramente egli lo avrebbe visto sotto forma di uomo, se invece gli avesse solo detto di essersi pentito, nascondendo la sua adesione a questo madhhab, egli non avrebbe cessato di vederlo come un maiale. Gli disse quindi: "Dici il falso affermando di esserti pentito!". Quando poi fu sincero gli disse: "Hai detto il vero!", riconoscendo la sua veridicità grazie al suo svelarnento: distolse così quel Râfidîta dal suo madhhab. Una cosa del genere gli era già successa con due uomini dotati di ragione, che erano Shâfi‛iti e godevano di buona reputazione, e di cui non si sapeva assolutamente che avessero aderito alla Shî‛ah. Essi non erano sciiti per nascita, ma lo erano diventati per le loro riflessioni, malgrado fossero padroni della loro ragione: non fecero pero trasparire nulla di ciò, ma vi perseverarono tra di loro ed al cospetto di Allâh. Essi avevano una cattiva opinione di Abû Bakr e di ‛Umar, ed erano al contrario fanatici di ‛Alî. Quando dunque passarono presso di lui ed entrarono da lui, egli ordinò loro di uscire, in quanto Allâh gli aveva rivelato il loro intimo facendoli vedere e lui sotto forma di maiali e questo era il segno stabilito per lui da Allâh per riconoscere la gente di quel madhhab. Essi erano convinti che nessuno sulla terra avrebbe potuto scoprire il loro stato, ed inoltre erano testimoni (shâhid) (riconosciuti), persone di buona reputazione e noti per il loro comportamento; gli rivendicarono quindi tutto ciò, ma egli rispose: "Vi vedo come due maiali e questo è un segno (‛alâmah) tra me ed Allâh per chi appartiene a questo madhhab!". Essi tennero nascosto il loro pentimento ed egli allora disse: "Ora avete abbandonato quel madhhab, poiché vi vedo come due uomini!". Restarono stupefatti di tutto ciò e si volsero pentiti ad Allâh.
Gli Uomini di cui stiamo parlando, nel primo giorno di Rajab sentono (yajidûna) come se il cielo li stringesse e provano una sensazione di peso (thiql) che è loro impossibile descrivere: nessuna delle loro membra si muove. Essi si coricano e sono incapaci di far qualsiasi movimento, e non possono né alzarsi, né stare seduti, né muovere una nano, un piede, neppure una palpebra! Essi restano in questa condizione per tutto il primo giorno, poi il secondo giorno essa si allevia un po’ ed il terzo giorno è ancora meno. In questo stato avvengono loro gli svelamenti (kushûfât), le teofanie (tajalliyât) e l’informazione sulle cose nascoste. L’Uomo di Rajab non cessa di stare coricato, composto come un morto (musajjâ); dopo il terzo o il secondo giorno egli comincia a parlare e gli si può parlare insieme e dire: così fino alla fine del mese. Quando il mese è finito ed inizia Sha‛bân egli si alza, come se fosse liberato da dei vincoli, e se aveva un mestiere o un commercio egli si occupa del suo lavoro e viene spogliato di tutto il suo "stato" (hâl) nella sua interezza, se non a chi Allâh vuole che resti qualcosa di ciò, per cui glielo fa rimanere. Questo è il loro stato, ed è uno stato strano (gharîb), la cui causa è sconosciuta; quello che io ho incontrato era nel mese di Rajab ed era in questo stato.
Tra gli Uomini, che Allâh sia soddisfatto di loro, vi è il Sigillo (khatam), il quale non è unico in ogni epoca, ma unico al mondo: con lui Allâh sigilla la Intimità Muhammadiana e tra gli Intimi Muhammadiani non ve ne sarà uno più grande di lui. Vi è poi un altro Sigillo, col quale Allâh sigilla la Intimità Generale (al-walâyatu-l-‛âmmah) da Adamo fino all’ultimo Intimo, e questi è Gesù, su di lui la Pace; egli sarà il Sigillo degli Intimi, così come è stato il Sigillo del Ciclo (dawrah) del Mulk. Nel Giorno della Resurrezione egli parteciperà a due raduni (hashr), in quanto verrà radunato sia nella comunità di Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace, sia, in quanto Inviato, assieme agli Inviati, su di loro la Pace.
Tra gli Uomini di Allâh, che Allâh sia soddisfatto di loro, vi sono 300 anime sul cuore di Adamo, su di lui la Pace, né più, né meno per ogni epoca. Sappi che il significato del detto del Profeta, su di lui la Pace, secondo cui questi 300 sono sul cuore di Adamo, come pure il suo detto al riguardo di altri di costoro, i quali siano sul cuore di qualcuno tra i più grandi degli uomini o degli angeli, è che essi dispongono (yataqallabûna) delle conoscenze divine come ne dispone quella persona: le ispirazioni (wâridât) delle scienze divine infatti arrivano ai cuori, ed ogni scienza che arrivi al cuore di quel grande, che sia angelo o Inviato, arriva anche ai cuori che sono su quel cuore. Può darsi anche che qualcuno dica che un tale è sul "piede" (qadam) di un altro tale, ma il significato è lo stesso.
L’Inviato di Allâh, su di lui il Saluto e la Pace, ha detto riguardo a questi 300 che essi sono sul cuore di Adamo, ma non ha detto che essi sono 300 soltanto nella sua comunità o che essi siano in ogni epoca: infatti è solo per via dello svelamento che siamo venuti a sapere che essi ci sono in. ogni epoca e che saranno sempre in 300. Ognuno di questi 300 possiede 300 tra i caratteri (akhlâq) divini, dei quali chiunque sia caratterizzato da uno di essi, a costui spetta la felicità.
Essi sono i prescelti, gli eletti e prediligono come invocazione (du‛â’) quella che il Vero, Gloria a Lui, ha menzionato nel Suo Libro: "… o nostro Signore, noi siamo stati iniqui contro noi stessi, e se tu non ci perdoni e non hai misericordia di noi, certamente saremo dei Perditori". E l’Altissimo ha detto: "… poi lasciammo il Libro in eredità a coloro che abbiamo eletto tra i nostri servitori, e tra essi vi è chi è stato iniquo contro se stesso", cioè Adamo e chi è in questa guisa (mathâbah). Quanto al tempo (zamân) a questo gruppo (tâ’ifah) appartengono i trecento anni, che Allâh ha menzionato come la durata del soggiorno della gente della Caverna: questi anni sono solari e per questo Egli ha detto: "… e ne aggiungono nove", in quanto 300 anni solari corrispondono all’incirca a 309 anni lunari, ed ogni anno è il compimento (tamâm) del tempo nelle sue parti. Questo insieme (di 300 anni) è circa un terzo di uno dei giorni del Signore (ayyâmu-r-rabb) di cui è detto: "… invero un giorno presso il tuo Signore è come mille anni di ciò che voi computate".
Quando il "conoscitore" (‛ârif) prende in uno dei "luoghi di contemplazione" (mashâhid) della Signoria (rubûbiyyah), in quell’istante egli ne ricava delle scienze divine nella misura del Suo giorno tanto quanto altri, nel mondo dei sensi, ottengono delle scienze divine, con lo sforzo e la preparazione metodica (tahayyu’), in mille di questi anni! Ed è in questo modo che uno di questi 300 ottiene ciò che ottiene delle scienze divine quando viene rapito (ukhtutifa) da se stesso e lo stringe (hasara) uno dei giorni del Signore: solo chi lo gusta può conoscere il valore (qadr) ed il rango elevato (sharaf) di ciò che abbiamo menzionato. In quell’istante (lahzhah) per lui il tempo passa così come per il suo sguardo (basar) vengono percorse le distanze e le estensioni allorché egli apre gli occhi ed il suo sguardo cade sulla sfera delle stelle fisse: il tempo di aprire gli occhi ed i loro raggi si sono già congiunti con i corpi di quegli astri! Considera questa distanza e questa rapidità! Analogamente per la connessione (ta‛alluq) della percezione uditiva: nel tempo in cui viene prodotto il suono l’udito lo percepisce, malgrado l’estrema lontananza! Se comprendi ciò a cui alludiamo saprai qual è il significato della tua visione (ru’yah) del tuo Signore malgrado la negazione dell’estensione spaziale (tahayyuz) e delle direzioni (jihât) (al Suo riguardo); e saprai anche distinguere lo "spettatore" (ar-râ’î) da te, come pure ciò che viene visto e la visione; lo stesso per l’uditore (as-sâmi‛), l’udito e ciò che viene udito. Questo grado (tabaqah) è quello che conosce i Nomi divini che sono orientati verso le cose, ai quali è fatto riferimento nel detto dell’Altissimo: "… informatemi dei nomi di questi!", poiché informare dei nomi equivale a lodare il nominato. Gli uomini intendono questo versetto nel senso che i nomi sono i nomi di ciò che viene loro mostrato, in quanto essi ne sono la designazione per loro, come la designazione "Zayd" è segno distintivo per la persona di Zayd e quella di "‛Amr" per la persona di ‛Amr: chiunque in questo potrebbe glorificarsi al di sopra di coloro che sono qualificati dalla scienza, cioè gli angeli. Ma gli uomini non comprendono il loro detto: "… noi glorifichiamo con la Tua lode!", mentre erano loro sfuggiti tra i Nomi di Allâh, l’Altissimo, quelli che erano orientati verso ciò che veniva loro mostrato!

(continua)

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