"…la dottrina è infallibile, è a causa del fatto che essa è un’espressione della verità, la quale, in se stessa, è assolutamente indipendente dagli individui che la ricevono e che la comprendono. La garanzia della dottrina risiede in definitiva nel suo carattere «non-umano»". René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione, cap. "Sull’infallibilità tradizionale"

martedì 22 novembre 2016

Ibn ‘Arabî, Fermati perché il Tuo Signore compie la preghiera - (Estratto da Al-Futûhâtu-l-Makkiyyah cap. 340)

Ibn ‘Arabî
Fermati perché il Tuo Signore compie la preghiera[1]
(Estratto da Al-Futûhâtu-l-Makkiyyah cap. 340)

Muhammad - su di lui la Grazia e la Pace! - divenne perplesso[2] nel sentire che la preghiera sarebbe attribuibile a Dio, perché ignorava che era egli stesso, in questo momento nella Stazione iniziatica della Forma divina perfetta[3] che può essere presa come qibla; non importa a questo proposito, che si tratti di compiere la preghiera o una semplice prostrazione. È per questo motivo (sconosciuto al Profeta) che il suo Signore lo aveva preso per qibla in vista della preghiera, quando Gli si era avvicinato.
Il Nome «Colui che conosce» (al-‘Alim) l’aveva interpellato rivestendo la voce di Abû Bakr, sia per fargli conoscere il grado eminente di quest’ultimo[4] e per metterlo a proprio agio; Egli ha detto: «Fermati perché il Tuo Signore compie la preghiera» perché la fermata comporta la determinazione di un punto stabile utilizzabile come qibla per colui che prega. (Il Profeta) dunque si arrestò, ma fu spaventato da questa parola[5]. Il suo stato spirituale era caratterizzato in quel momento dalla «proclamazione della trascendenza» (tasbîh) dunque lo spirito è: «niente è simile a Lui» (Cor. 42:11); e per ciò fu spaventato. Allora si recitò per lui il versetto: «È Lui che compie la preghiera su di voi» (‘alay-kum)[6], così come i Suoi Angeli, per farvi uscire dalle tenebre (e portarvi) alla luce» (Cor. 33:43); si ricordò quello che Allah aveva rivelato nel Corano, e la sua paura cessò[7]»

Commento di Charles-André Gilis:
«Questo testo ci interessa, non solo perché illustra la questione della reciprocità tra il Principio divino e l’Uomo universale per mezzo di un riferimento alla Forma perfetta, ma perché lo Shaykh al-Akbar, nella sua Preghiera sul Profeta, pone questo rapporto speciale in corrispondenza a un rito nuziale» (Allahumma, diffondi il favore delle Tue Preghiere e distendi la protezione dei Tuoi saluti...) sul Tuo Amato per il quale Tu hai svelato la bellezza della Tua Essenza sul trono nuziale dei Tuoi ornamenti, e su colui che Tu hai eletto come qibla per contemplare Te stesso nel Tempio Totalizzatore delle Tue manifestazioni». Michel Vâlsan ha dimostrato che questa menzione della qibla conteneva un riferimento ad una preghiera rituale eseguita durante la notte delle nozze[8], mentre nel testo sopra citato, il simbolismo nuziale evoca piuttosto l'unione della «Forma divina» e la «forma umana».

Da: http://esprit-universel.over-blog.com
Estratto tradotto e annotato da Charles-André Gilis nel cap.V del suo libro Les sept étendards du Califat, p. 40-41. I commentari tra parentesi quadre […] sono del curatore del blog esprit-universel.over-blog

[1] [Allusione ad un episodio dell’Ascensione profetica (mi’râj) quando «Muhammad – su lui la Grazia e la Pace – attraverò i differenti Cieli in maniera corporale, provando così una grande solitudine; udì allora la voce famigliare di Abû Bakr che gli diceva: “Fermati oh Muhammad perché il Tuo Signore compie la preghiera”» – Qif yâ Muhammad inna Rabbuka yusallî. Il testo dello Shaykh al-Akbar si riferisce a questo episodio tradizionale]
[2] [Traduzione del verbo coniugato tahayyara, proveniente dal termine hayrah].
[3] [Traduzione dell’espressione Maqâm as-sûrah al-ilahiyah al-kâmilah].
[4] Relativamente a questo grado, cfr. La Doctrine initiatique du pèlerinage, p. 251-252. [di Charles-André Gilis]
[5] [Traduzione della frase afza’ahu zâlika-l-khitâb].
[6] Gli Angeli si prosternano «per (li)» Adam tanto che Allâh prega «sul (‘alâ)» Suo Profeta. Dato che la preposizione ilâ indica una direzione spaziale, li evoca piuttosto un’intenzione, vale a dire una direzione interiore, caratteristica del mondo intermedio che è quello degli Angeli. Tuttavia ‘alâ implica un’idea di «elevazione» e di «superiorità»; non si tratta più in questo caso di una direzione propriamente detta, poiché Allâh s’identifica in maniera immediata alle Sue «autodeterminazioni» (tawajjuhât), ma di una trasposizione analogica dell’idea di direzione nell’ordine principiale.
[7] In rapporto a una manifestazione particolare della Forma divina, precisamente quella del Profeta – su lui la Grazia e la Pace – la fissazione di una direzione s’accompagna alla determinazione di un Asse principiale, lungo il quale si opera la discesa della Baraka, vale a dire la Benedizione divina.
[8] Cfr. Etudes Traditionnelles n° 446, Nov.-Déc. 1974. p. 247 : [«Il simbolismo impiegato in questo passaggio appartiene a un rito nuziale particolare secondo il quale, la notte del matrimonio, la nuova sposa seduta sul suo letto preparato è svelata per la prima volta dallo sposo che, prendendola come qibla, compie una preghiera di due rakat]

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